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Google Page Experience: in fase di rilascio l’aggiornamento dell’algoritmo

di Maria Luisa D'Urso
Tempo di lettura: 2 minuti.

 

L’aggiornamento dell’algoritmo Page Experience di Google è ufficialmente in fase di rilascio e sarà completo verso la fine di agosto.

Con questo aggiornamento, l’usabilità del sito web diventerà un fattore di ranking. Tuttavia, la sua implementazione sarà graduale e nessun sito web, di conseguenza, dovrebbe subire cambiamenti drastici.

I fattori di ranking

Google considera diversi macro criteri di valutazione per determinare il ranking dei siti web, cioè il posizionamento all’interno della SERP (Search Engine Result Page, la pagina dei risultati del motore di ricerca). Questo fattori misurano il modo in cui gli utenti percepiscono l’esperienza di interazione con una pagina web e sono indipendenti dal contenuto delle pagine stesse.

Tra questi fattori di ranking abbiamo:

  • l’utilizzo del protocollo HTTPS
  • l’usabilità e l’ottimizzazione per i dispositivi mobili
  • il browsing sicuro
  • l’esperienza pubblicitaria in-site e l’assenza di pubblicità invasiva.

Insieme a questi fattori, verranno considerati anche i Core Web Vitals, composti da: Largest Contentful Paint (LCP), First Input Delay (FID), Cumulative Layout Shift (CLS).

La novità

Secondo la definizione di Google, il Page Experience: “misura il grado di apprezzamento di un sito da parte degli utenti. L’ottimizzazione di un sito consiste nel renderlo più fruibile seguendo le aspettative degli altri utenti”. Il nuovo update dell’algoritmo Page Experience di Google si concentrerà, quindi, sull’esperienza dell’utente sul sito per deciderne il posizionamento nei risultati di ricerca.

Grazie a questo aggiornamento, i Core Web Vitals, set di metriche utilizzati per valutare la user experience, diventeranno un fattore di ranking per il posizionamento.

I Core Web Vitals tengono conto del caricamento, dell’interazione e della visibilità della pagina. In particolare:

  • il Largest Contentful Paint (LCP) misura il tempo impiegata dalla pagina per caricare il contenuto (immagine o testo): Google indica di mantenerlo sotto i 2,5 secondo.
  • Il First Input Delay (FID) misura il tempi che intercorre tra la prima interazione dell’utente e la relativa risposta del browser (ad esempio, un clic su un link): Google indica di mantenerlo sotto i 100 millisecondi.
  • Infine, il Cumulative Layout Shift (CLS) misura gli spostamenti della pagine dopo aver cliccato: qui Google indica che il rapporto fra il numero di frame che si muovono visivamente e la loro distanza percorsa in pixel debba rimanere sotto lo 0,1.

Le regole della SEO rimangono le stesse, quello che cambia davvero è la dimensione analitica che assume l’usabilità.

 

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