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Digitalizzazione e musei, una sfida necessaria

di Maria Luisa D'Urso
Tempo di lettura: 4 minuti.

Perché è così importante digitalizzare dei musei? Il digitale fa parte del nostro vissuto da molti anni. É diventato uno strumento di comunicazione indispensabile, una sorta di nuovo linguaggio comune che trasporta le nostre storie in universi nuovi e paralleli a quelli del quotidiano ma altrettanto importanti e imprescindibili. L’aumento della digitalizzazione nei musei è di vitale importanza per resistere alla crisi e per continuare a fare del bene alla comunità. Diventa quindi necessario oggi coltivare il capitale culturale, strumento potentissimo in grado di portare benefici enormi in tutti gli ambiti delle nostre vite che, purtroppo, è ancora troppo poco considerato nel nostro paese.

Nessuno poteva ovviamente prevedere un evento orribile come quello della diffusione del Covid-19. Nonostante il digitale si fosse già inserito nelle abitudini di molte persone e organizzazioni, diversi settori già fragili in partenza hanno subito danni irreparabili. Quello della cultura è stato uno dei più colpiti. Sebbene una grande fetta della popolazione sia occupata in questo settore, viene spesso messo in secondo piano in confronto ad altri campi lavorativi.

Un rapporto dell’UNESCO di maggio 2020 descrive l’impatto del virus sui musei di tutto il mondo. Purtroppo non sorprende leggere che più del 90% ha chiuso e che il 10% potrebbe chiudere definitivamente, soprattutto nei paesi più fragili come l’Africa. Quasi tutte le istituzioni culturali hanno ridotto drasticamente o addirittura concluso i rapporti con collaboratori esterni freelance, figure molto presenti in questi contesti lavorativi, mentre i dipendenti hanno visto, se fortunati, la cassa integrazione, in forma parziale o totale.

Cosa è successo in quest’anno di stop ai lavori e di chiusura forzata? Che importanza ha avuto la digitalizzazione per i musei e per il settore culturale?

C’è stato senza dubbio uno spostamento di energie, concentrate sulle attività di progettazione e di ricerca di risorse, e un ripensamento e riorganizzazione della struttura museale, iniziando così dei processi di cambiamento ormai improrogabili.

Il focus sul digitale ha portato una maggiore attenzione delle istituzioni culturali sia verso i canali di comunicazione online, utilizzati per mantenere e continuare i contatti con il proprio pubblico, sia verso delle nuove competenze che prima erano più confinate. Le risorse interne più giovani hanno così riguadagnato una forte considerazione, grazie alle loro esperienze nel mondo digital e al loro know-how sul tema.

L’attenzione verso la digitalizzazione e l’utilizzo di questo strumento per affrontare la crisi attuale hanno fatto però emergere anche diverse criticità. 

Digital-divide

Parliamo di digital-divide quando si crea uno sbilanciamento tra le aziende di piccole e medie dimensioni e le più grandi in relazione alla capacità di reperire risorse e competenze in contesti di proliferazione di contenuti. L’offerta digitale è infatti potenzialmente infinita e quasi sempre gratuita. Le piccole realtà si trovano così a sfidare grandi colossi che dispongono di budget e risorse incomparabili, sfruttate a pieno per aumentare la propria offerta e così la propria visibilità.

Ma questa divisione virtuale colpisce anche zone interne alle regioni e alle province. Il divario tra le aree interne che dispongono o non dispongono di infrastrutture tecnologiche per le attività digitali di produzione e fruizione è infatti ancora troppo alto.

Knowledge-divide

Il knowledge-divide invece si riferisce ad un altro tema importante nelle politiche sociali e culturali del nostro paese: la disuguaglianza nei livelli di istruzione e nelle competenze acquisite. Il problema della differenza del grado di conoscenza di certi argomenti è non solo di tipo sociale e culturale ma anche economico e generazionale.

Digitalizzazione e musei: la risposta alla crisi

Un mondo senza arte e cultura non potrebbe esistere. I musei sono da sempre un luogo d’incontro, di scambio di saperi e di condivisione, una parte integrante e attiva della società. In questo periodo di difficoltà musei e spazi culturali si sono armati di positività e hanno stravolto le loro proposte culturali, progettando ad esempio mostre virtuali e incontri sul web. Oggi la digitalizzazione è di vitale importanza per la loro sopravvivenza. Uno spazio di cultura deve d’altronde essere allineato al suo tempo per non perdere l’interesse del pubblico e il momento difficile che stiamo affrontando ha confermato questa consapevolezza negli operatori del settore.

In Italia sono state molte le azioni di digitalizzazione e di innovazione da parte dei musei, soprattutto quelli di arte contemporanea.

Prime fra tutte la GAMEC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, con il bellissimo progetto RADIO GAMEC, trasmesso su Instagram dall’inizio della pandemia fino a maggio 2020. Il museo ha ricevuto anche un riconoscimento dall’UNESCO per questa iniziativa. Ora gli incontri continuano online ogni mattina su Clubhouse.

Il Pirelli Hangar Bicocca di Milano ha ideato BUBBLES, una serie di video, audio, playlist, articoli e tanto altro che approfondiscono gli eventi del museo e che stimolano il confronto sui temi dell’arte contemporanea.

A Roma, i due più importanti musei del contemporaneo, MACRO e MAXXI, si sfidano a suon di offerte culturali innovative. Il sito del MACRO – Museo per l’immaginazione preventiva è concepito come un magazine online con diverse rubriche legate al programma del museo, che lasciano spunti davvero interessanti, usufruibili anche attraverso i canali social. Invece il MAXXI ha recentemente inventato una forma di ingresso del tutto speciale: il Legendary Ticket, valido per 100 anni.

Riassumiamo

Queste sono solo alcune delle più interessanti iniziative di alcune importanti istituzioni culturali italiane. Facciamo ora una breve panoramica sui cambiamenti che hanno dovuto affrontare i luoghi di cultura e che hanno accelerato la digitalizzazione nei musei, partendo dal pubblico. Da fruitori passivi i visitatori sono diventati prosumer, cioè consumatori in grado di influenzare la definizione e la produzione dell’offerta di beni e servizi. Gli spazi di fruizione cambiano la loro funzione, diventando sempre più ambienti di produzione e lavoro. Anche i contenuti hanno visto una grande trasformazione: quelli esistenti sono stati digitalizzati, altri sono stati creati appositamente e unicamente per il web. La saturazione e la diffusione continua di contenuti ha però svalutato gli stessi. Basti pensare ai video, un tempo contenuti forti, da effetto “wow”, che oggi sono più comuni e frequenti che mai.

Musei e digitale: sfide e soluzioni

I musei e tutti gli spazi di cultura avranno bisogno di percorsi coordinati, più strutturati e di maggiori investimenti per progetti culturali innovativi e al passo coi tempi.

La condivisione di obiettivi, di competenze e la possibilità di fare network rimangono punti chiave in un’ottica di rinascita e ripensamento dell’organizzazione. In questo contesto, inoltre, sarà fondamentale rivolgere una particolare attenzione al continuo aggiornamento delle figure professionali interne alle istituzioni.

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