Quando parliamo di Gucci parliamo di una realtà affermata a livello globale.
Fondata da Guccio Gucci negli anni ‘20, il brand ha vissuto una crescita esponenziale, iniziata negli anni ‘50.
La storia di Gucci è il chiaro esempio di come l’impostazione mirata del modello e degli obiettivi di business, il mantenimento della concentrazione e del focus sull’identità del brand, in armonia con la storia e le evoluzioni socio economiche, nonché della multiculturalità.
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Segmenta il tuo pubblico e localizza la tua comunicazione
Gucci, fin dall’inizio della sua campagna di “espansione” ha sempre mantenuto il focus su un pubblico giovane, controcorrente, ma che fosse attento alle tendenze del mondo della moda.
Negli anni ‘50 assistiamo all’esplosione della cinematografia americana, i giovani iniziano ad interessarsi al mondo del cinema, e Guccio ha investito in astri nascenti del cinema come Elizabeth Taylor e Peter Sellers.
Inutile dire che la popolarità del brand ha beneficiato da questa scelta, posizionando Gucci come un pilastro a livello internazionale tra i giovani e le future fashionistas.
Fin dalle prime campagne pubblicitarie, Gucci ha sempre distinto la sua identità, creando parallelismi con un profilo molto distinto. Proveniente da una classe sociale ben distinta, dai valori ben distinti e dalle ampie vedute e con un’attenzione particolare all’espressione personale.
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Armonia tra Esclusività e Inclusività
Gucci si è sempre distinto, nella comunicazione internazionale, come uno tra i pochi brand che professavano l’inclusività tra generi, razze, etnie e culture.
Ha sempre mantenuto alto il target del proprio pubblico, il quale, prima del 2015 comprendeva celebrità e fashionistas.
Dopo il 2015, con l’avvento dell’onda dei millennials, ha incluso i millennials dal potere di acquisto un po’ più elevato della media.
Infatti, Gucci ha sempre mantenuto un coerente approccio a tutte le etnie e culture, promuovendosi come brand neutrale e pro-inclusività, sia nei confronti delle minoranze che nei confronti della comunità LGBTQ.
In ogni paese in cui è entrato, grazie al suo “pedegree” dato dagli ambassador di rilievo del cinema americano, Gucci ha saputo trasmettere i suoi valori.
Al primo posto, la maestria della sartoria italiana, al secondo posto, l’arte espressa nel design, in terzo luogo, la disponibilità dell’eccellenza al proprio target senza discriminazioni.
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L’arte per stimolare il “sogno”
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Un’invenzione che ha permesso a Gucci di entrare nel cuore di un pubblico così vasto è la sua espressione artistica attraverso il Gucci ArtLab.
I test che sono stati eseguiti all’interno di questo progetto hanno garantito a Gucci il ruolo di leader tra i pionieri della moda.
In questa struttura, i test non si lasciano ostacolare da barriere, ogni cosa che possa esprimere l’identità di Gucci è ben accetta e sviluppata volentieri.
Arte di strada, Food and Beverage, giardini, statue, installazioni… ogni forma d’arte è stata presa e sviluppata assieme a tutti i concetti che riguardano il mondo Gucci.
Uno dei progetti che, attualmente riflette l’impegno sia dal punto di vista della sostenibilità, che dell’arte, che dell’inclusività è il progetto Gucci Equilibrium:
I WAS A SARI è una delle imprese con cui collaborano, le quali, attraverso lo scambio di conoscenze con donne di comunità marginalizzate indiane, viene portato avanti un progetto dedicato alle donne che vogliono imparare il design e la moda in ambito degli abiti tradizionali indiani.
Attraverso l’utilizzo di materiali di scarto, si promuove l’economia circolare, si creano posti di lavoro a persone bisognose, e si tramanda la cultura della sartoria tradizionale indiana, pur lasciando spazio alle sperimentazioni.
Fonti: