Parliamo di un’altra grande donna e imprenditrice, oggi Alessandra Costa ci racconta la sua storia tra gastronomia, ecosostenibilità e voglia di cambiare il mondo.
Ciao, presentati e raccontaci un pochino di te e della tua storia che ti ha portato a diventare imprenditore/imprenditrice
Ciao, mi chiamo Alessandra e sono filosofa, gastronoma e sommelier. Il mio percorso accademico dice molto di quello che sono come persona: la testa sempre pensosa, un po’ per aria, una passione infinita per il vino, ma soprattutto per le persone che realizzano questo liquido potente e conviviale. Ho lavorato come freelance e in azienda occupandomi di creazione di contenuti in ambito food and wine: venivo pagata per degustare vini e scriverne la scheda tecnica, non male eh? È scoppiata la bomba del Covid e ho pensato bene di lasciare tutto e andare a vendere vino in cartone online, ma questa è un’altra storia…
Raccontami del tuo progetto, quando è nato, e come sta evolvendo
Sfusobuono è nato ufficialmente a Ottobre del 2020, ma la prima e primordiale idea è arrivata a Marzo dello stesso anno. In pieno periodo lockdown, chiusi nelle nostre case, cercavamo un po’ di leggerezza e “convialità” in un bicchiere di vino. Un periodo difficile anche per le cantine che tutto ad un tratto si sono ritrovate con tanto vino fermo nei tini e le vendite completamente bloccate. Sfusobuono nasce per colmare un vuoto di mercato (nessuno aveva pensato di puntare sul packaging alternativo online) dando una nuova vita a del vino di qualità non imbottigliato.
Quando hai deciso di lanciare il tuo progetto quali sono state le prime cose che hai fatto?
La prima cosa è stata fare un’analisi di mercato a tema vino sfuso online: quello che abbiamo trovato in Italia era per lo più legato a grandi cantine sociali che parlavano più di quantità piuttosto che di qualità. Nella pratica poi mi sono interfacciato con il mirabolante mondo della Pubblica Amministrazione Italiana… Nessuno prima mi aveva insegnato come si apre un’azienda da zero, come si apre una partita iva, come si trova il miglior consulente commercialista, come si cercano fondi (e a dire il vero, sto ancora imparando!).
Quali sono state le paure più grandi?
Beh il classico dubbio amletico: “Ma ne vale davvero la pena?”. Vale la pena lasciare un lavoro per il quale avevo investito tempo e studi, che mi piaceva pure, per buttarmi nell’imprenditoria? Vale la pena perdere tutti i benefit che un lavoro dipendente ti dà, tutte le sicurezze che una ragazza under 30 necessita per realizzarsi professionalmente e umanamente? Il giudizio che le altre persone potevano avere nei miei confronti è sempre stato troppo importante, da quando ho deciso di cambiare vita, ha assunto sempre meno valore e di conseguenza la paura è diminuita.
Quali invece le leve che ti hanno spinto?
La possibilità di creare un marchio personale partendo proprio dalla base: definizione del brand, strategia comunicativa, scelta dei partner, business development. È stato davvero una figata poter fare tutto questo da zero! Non sono mancati però i confronti con mentori, amici, advisor, e professionisti del settore, con cui mi sono confrontata per avere uno sguardo più oggettivo sul mercato e sulla crescita del brand; ma alla fine la scelta tocca a te e questo provoca sempre un brivido di paura mista a fermezza.
Oggi che è online, qual è il problema che vorresti risolvere e non riesci? O che stai provando a risolvere?
Sfusobuono è un brand 100% online e questo ci ha permesso di arrivare potenzialmente a tutti. Vogliamo sfruttare più concretamente questo vantaggio, allargare la nicchia di clienti, proporre il nostro prodotto non solo a clienti privati in Italia, ma anche oltre i confini nazionali. Al momento l’apertura di nuovi mercati è centrale, ma rappresenta anche la nostra più grande sfida, soprattutto per quanto riguarda i processi logistici e la ricerca di partner all’estero con cui collaborare.
Grazie mille Alessandra, parole che fanno bene a tutti.