La pandemia, che ha colpito il mondo dal 2020, ha portato ad un utilizzo massiccio del digitale. Questo riguarda la comunicazione, il lavoro, il commercio e molti altri ambiti. I clienti hanno cambiato i loro comportamenti e le aziende hanno dovuto velocizzare la loro trasformazione digitale.
In questo articolo, vedremo come la pandemia ha influenzato la trasformazione digitale.
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Perché è stata necessaria una rapida adozione del digitale
La trasformazione digitale non è una novità: molte aziende, chi più chi meno, hanno incrementato l’uso del digitale negli ultimi anni. Da aziende che erano tradizionalmente offline e che passano all’eCommerce, all’adozione del digitale per migliorare i processi e la produttività delle organizzazioni.
La pandemia ha prodotto molti rapidi cambiamenti, tra questi la necessità di condurre transazioni e interazioni in un modo nuovo, veloce e sicuro: a distanza.
Come riportano le statistiche di McKinsey, le interazioni digitali sono aumentate vertiginosamente lo scorso anno: vendite, interazioni con il cliente e altri servizi. La maggior parte delle interazioni a livello globale sono ora digitali. Ad esempio le riunioni zoom per i dipendenti che lavorano da casa, le interazioni tramite i servizi al cliente e l’uso dell’eCommerce per i rivenditori.
Blocchi e restrizioni, come la chiusura dei locali e la necessità di raggiungere i clienti più bisognosi di protezione, hanno elicitato questi cambiamenti.
Moltissimi clienti si sono rivolti all’eCommerce, i dati di Statista mostrano, infatti, che l’eCommerce ha rappresentato, nel Regno Unito, oltre il 30% delle vendite al dettaglio totali di maggio e giugno 2020.
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Le conseguenze di restare indietro con il digitale
Le aziende che sono rimaste indietro con il digitale hanno sofferto di più la pandemia. Tra i settori più colpiti c’è quello della moda. Tuttavia, chi aveva solidi canali di eCommerce, aveva più probabilità di mantenere i profitti, o di compensare le perdite dei negozi fisici. (Leggi anche l’articolo sul digital marketing per il fashion).
Un esempio è il gruppo LVMH, dietro marchi di lusso come Dior e Guerlain. All’inizio, vendevano i loro prodotti solo tramite boutique e grandi magazzini. Sono stati più lenti nell’adozione di canali digitali, ma ciò che li ha spinti è stata la crescita di canali online sia per le vendite che per il marketing. Le preferenze di acquisto dei clienti, soprattutto giovani, sono cambiate.
Il gruppo ha iniziato la sua trasformazione nel 2015, con la nomina di un Chief Digital Officer. La trasformazione era ancora in atto quando è scoppiata la pandemia, che ha portato ad un calo del 27% dei profitti, recuperati solo in parte dall’eCommerce.
Primark, un rivenditore che non opera direttamente online, ha subito una perdita di 650 milioni di sterline al mese durante il blocco. Questo lo avrà finalmente convinto ad approcciarsi al commercio online.
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L’accelerazione della trasformazione digitale nel 2020
Una conseguenza del Covid-19, è il ripensamento di un futuro in cui le vendite fisiche al dettaglio avranno un impatto inferiore sui guadagni totali. Questo ha portato a velocizzare i programmi di trasformazione esistenti o ad attuarne nuovi.
C’è stata una crescita nella digitalizzazione dei prodotti: dal 35% a livello globale a dicembre 2019, al 55% di luglio 2020. Forse, l’accelerazione della trasformazione digitale mostrerà i suoi vantaggi se le aziende prenderanno decisioni rapide. Un possibile rovescio della medaglia, è che l’accelerazione toglie la possibilità di sperimentare o pianificare con più precisione.