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Fashion Taskforce: la moda sostenibile 4.0 è arrivata

di Carolina Ferrazza
Tempo di lettura: 3 minuti.

Fashion Taskforce: Carlo D’Inghilterra e il founder di Yoox, non è un film di fantascienza ma l’avanzata di una nuova idea di moda.

 

In occasione dell’ultimo G20, che si è tenuto a Roma il 31 ottobre 2021, Carlo, figlio primogenito della regina Elisabetta II, Principe del Galles, ha nominato come presidente della Fashion Taskforce, l’italiano Federico Marchetti, founder di YOOX.

L’ obiettivo della Fashion Taskforce è rendere il settore della moda più sostenibile istruendo i consumatori ad una scelta più consapevole.

Per raggiungere l’obiettivo, sono nati il Passaporto Digitale e il protocollo di sostenibilità che hanno lo scopo di rendere trasparente e tracciabile ciascun prodotto nel settore della moda e del lusso, dando una grande importanza alla circolarità del post vendita (cura, riparazione o riciclo dei capi acquistati).

Come mai nel 2021 sorge il bisogno di dare una svolta green al settore moda?

Perché è sicuramente uno dei più inquinanti e meno sostenibili sotto il punto di vista ambientale e quello sociale.

Sovrapproduzione alle condizioni di lavoro nelle fabbriche di confezionamento, inquinamento causato dagli stabilimenti, spreco di acqua, fast fashion (capi di qualità bassa con prezzi bassi) sono solo alcuni esempi da cui partire per cambiare radicalmente rotta. Si stima che il 30% dei prodotti rimangano invenduti e finiscano in discarica o bruciati.

Come può aiutarci concretamente il mondo tech in questo cambiamento?

Inizio parlando della partnership tra Kornit Digital (multinazionale israeliana) e Creazioni Digitali (azienda del distretto comasco specializzata nella stampa tessile digitale): le due imprese hanno unito le rispettive competenze per favorire la transizione verso un settore tessile più sostenibile.

I nuovi macchinari, come la nuovissima Presto Max, permettono di migliorare due aspetti fondamentali. Riducono il consumo di acqua necessaria per la stampa dei tessuti: per 1.000 metri di tessuto stampato (che corrispondono a mezz’ora di lavoro in azienda) si risparmiano fino a 4.995 litri d’acqua. Inoltre, accorciano la filiera, concentrando diversi passaggi nello stesso luogo, all’interno della stesso strumento, riducendo il carico logistico e producendo meno emissioni.

Ma non finisce qui, l’azienda comasca, Creazioni Digitali che crede fortemente nel futuro, nelle nuove generazioni e in un mondo migliore, ha dato vita a CreoCenter, un centro di ricerca all’interno dei propri spazi a Lurate Caccivio (Co) dove giovani e startup possono sperimentare nuovi processi utilizzando le nuove tecnologie water smart a stampa digitale, effettuare campionature ma anche piccole e grandi produzioni.

Il mondo tech può fare di più per noi, oltre che ad aiutarci a ridurre gli sprechi: può aiutarci ad estrarre nuovi materiali vegetali e presenti in natura in alternativa alla pelle animale. Qui ve ne elenco alcuni:

1) Apple skin (concepito da un’azienda del Trentino a partire dagli scarti delle mele)

2) Fruitleather (proviene dal riciclo degli scarti del mango)

3) Malai (si ricava dall’acqua di cocco scartata in fase di lavorazione del frutto)

4) Desserto (viene prodotto con le foglie del fico d’India)

5) Pinatex (si ottiene dalle foglie dell’ananas e dalle sue fibre)

6) Wineleather e Vegea (nascono dalle vinacce, residui della produzione del vino)

7) Muskin (si crea utilizzando una particolare specie di fungo, in particolare un materiale estratto dal suo cappello che può essere lavorato in maniera del tutto simile alla pelle animale, con una concia però interamente naturale)

Immagino che arrivati a questo punto, vi starete chiedendo come poter acquistare capi d’abbigliamento con le caratteristiche elencate in questo articolo. Ed ecco qui, un esempio di alcuni e-Commerce di moda sostenibile:

1) Miomojo : azienda bergamasca che realizza accessori belli ma rigorosamente ecosostenibili e cruelty free, a tutela dell’ambiente.

2) Rifò Lab : capi fatti a Prato e dintorni, a partire da rifiuti e scarti tessili composti da fibre 100% rigenerate e rigenerabili.

3) The optimistic Apple: fondato dalla blogger e influencer Vittoria Tomassini, vende capi vegani e ad impatto ambientale ridotto, prodotti con tessuti di qualità, come il cotone Bio.

Grazie alle campagne di sensibilizzazione per l’ambiente, alle tecnologie che ci consentono di ridurre l’impatto ambientale etc.. siamo davvero tutti pronti alla svolta green e moda sostenibile?

Direi non proprio. Ce lo dimostra la nuova collezione 2021 di Dior che sceglie di puntare sulla pelle di cuccioli come vitelli e agnelli per i suoi capi e accessori più lussuosi.

 

Foto di Snack Toronto da Pexels

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